L’influenza dell’inconscio sulla sessualità umana

L’influenza dell’inconscio sulla sessualità umana


Chiunque abbia visto Eyes Wide Shut non può aver dimenticato la fatidica sentenza che chiude il film, pronunciata dalla protagonista Nicole Kidman: “Dobbiamo scopare”. Se questa è forse l’unica battuta presente nel testamento cinematografico di Stanley Kubrick, è anche una frase direttamente originata dagli effetti di quel dramma borghese e di quella crisi di coppia che accompagnano Tom Cruise e Nicole Kidman per tutto il film. In quel frangente, è il buon senso a parlare e a far dire alla star di Hollywood quella fatidica affermazione che allo stesso tempo assegna una grande importanza al ruolo della sessualità all’interno di una relazione, ma che allo stesso tempo evidenzia tutti quei limiti conoscitivi che qualsiasi normale coppia ha sull’intimità fisica. E che non ha nessuna colpa a riguardo. D’altra parte chi potrebbe essere responsabile della scarsa conoscenza di ciò che nella nostra società è a tutti gli effetti un tabù? Ma è proprio la sua natura di “tabù” ad aver assegnato alla sessualità un ruolo chiave in determinati settori economici, in particolar modo legati alle “arti” visive. Pensiamo ad esempio ai film erotici di Tinto Brass prima e ai siti pornografici dopo: entrambi sono e sono stati di successo proprio perché la società alimenta la condizione di tabù nei confronti della sessualità, e dato che ogni cosa avvolta da un’aura di mistero, trasgressione e fuga dalla normalità diviene di fatto più ambita, ne consegue l’enorme successo che l’industria della sessualità ha avuto e ha ai nostri giorni. Di fatto, se la sessualità non fosse un tabù, non fosse dunque sottoposta a censura, non vi sarebbe pressoché alcun interesse a navigare su siti web quali Youporn o Pornhub, che al contrario riescono a ricevere un traffico internet elevatissimo (ad esempio Pornhub è uno tra i dieci siti più visitati in Italia) e a fatturare guadagni da capogiro. Con la diretta conseguenza che se è possibile, tramite il semplice gesto di collegarsi a un qualsiasi sito porno, farsi una conoscenza vastissima di pratiche sessuali, non è però allo stesso modo facile comprendere cosa sia realmente la sessualità e come inserirla correttamente nella realtà della vita di coppia, in contrapposizione a quello che è il mondo favolistico e utopistico visibile nel porno online. In altri termini, se dunque le conoscenze quantitative relative alla sessualità si possono facilmente ottenere semplicemente collegandosi a un sito come Pornhub, non è però allo stesso modo semplice ottenerne di altre di tipo qualitativo su tale argomento. E la coppia ne risente. A cominciare dal cosa “significhi” la sessualità in una relazione, soprattutto se si tratta del primo rapporto sessuale tra due persone che si stanno frequentando. A partire dalla prima volta che due individui impegnati in una reciproca conoscenza decidono di farlo, l’atto sessuale assume un’importanza fondamentale poiché racchiude in sé un palese valore simbolico, consistente nel sancire l’avvio vero e proprio della relazione, che passa così da semplice conoscenza a rapporto di coppia. “L’abbiamo fatto, quindi ora non siamo più amici, ma stiamo insieme”. Questo è il senso che ha il primo rapporto intimo tra due persone, un senso che risponde altresì a precisi principi di matrice evoluzionistica: dato che la finalità biologica dell’atto sessuale è procreativa, e lo sarà per sempre (poiché il nostro inconscio − che è lo stesso di quando abitavamo nelle caverne − è biologicamente strutturato per ritenere che la finalità sia tale e solo tale), la volontà di avviare una relazione con la persona con cui abbiamo consumato l’atto sessuale risponde alla necessità di stare insieme per poter crescere il futuro figlio o i futuri figli. Personalmente mi sono reso conto della veridicità di tale principio evoluzionistico anche in terapia: ad esempio coppie che non avevano figli e che non intendevano averli spesso presentavano disturbi sessuali, prevalentemente riconducibili alla mancanza di desiderio, all’insoddisfazione dell’atto sessuale e alle conseguenze di tali malesseri, che a loro volta causavano altri stati patologici ancora (ad esempio disfunzione erettile in lui, assenza dell’orgasmo e/o della lubrificazione vaginale in lei…). Tutti stati clinici che si scopriva poi essere legati alla visione della sessualità esclusivamente ludica e senza altra finalità. Infatti, se si toglie a una funzione biologica la finalità sua propria, la stessa non può che ritorcersi contro di noi, sia a livello fisico sia a livello psichico. Poniamo il caso dell’alimentazione: è ovvio che la finalità sia quella conservativa dell’organismo, perché se non ci si nutre si muore; però non è assolutamente detto che si debba mangiare solo per questo motivo, anzi, la gastronomia e le ricette di cucina non esisterebbero se si concepisse l’alimentazione in un modo così basilare ed animalesco! Non potremmo avere tutti quei piatti regionali ed etnici che così tanto amiamo e ricerchiamo, né tantomeno tutti quegli abbinamenti alimentari che rendono la nostra dieta meno monotona e aiutano a renderla variata. Ma se la finalità dell’alimentazione viene intesa come esclusivamente ludica, allora non potranno che verificarsi seri problemi di salute come l’obesità, l’ipercolesterolemia, i disturbi epatici…e patologie come la bulimia. Ciò avviene qualora questa funzione fisiologica − ovvero l’alimentazione − non viene più intesa come tale, bensì come puro e semplice soddisfacimento di un proprio desiderio (il piacere del palato), e perciò si esagera. Intendiamoci, è normale che si mangi (anche) per piacere, ma se si concepisce solo come una ricerca del piacere, questo piacere rischia di diventare un dispiacere! E questo gioco di parole vale anche per la sessualità: se si fa sesso solo per piacere, senza altra finalità di ordine superiore, a lungo andare diventa dispiacere. Infatti, dal momento che la vera e propria finalità della sessualità è il concepimento, e la finalità ricreativa − benché molto importante in un rapporto di coppia − passa in secondo piano per il nostro inconscio, ne consegue che spesso le coppie che stanno insieme da tanto tempo e ciononostante non hanno avuto e non vogliono dei figli, vivono il sesso (e molto frequentemente anche la loro unione in generale) come deludente. Ma qual è la causa di tutto ciò? L’inconscio, quella parte della nostra mente così misteriosa, ma allo stesso tempo così quotidiana, che utilizziamo molto più di quanto pensiamo, dato che regola aspetti comunissimi della vita di ogni giorno quali il manifestarsi delle emozioni, l’attività onirica e anche il sesso. L’erezione, per un uomo, è un’attività inconscia, che in condizioni naturali avviene perché è l’inconscio a decretare che in quel momento è necessario il coito e dunque che essa si verifichi; la lubrificazione vaginale e l’orgasmo, per una donna, sono pure manifestazioni dell’inconscio, che appunto avvengono a seguito dell’avvento di determinate fantasie nel flusso mentale e/o in risposta a determinati stimoli multi-sensoriali (visivi, olfattivi, uditivi, tattili, gustativi). D’altra parte è noto che le aree cerebrali che regolano l’attività sessuale sono estremamente antiche da un punto di vista filogenetico, cioè sono comparse in epoca antichissima e pertanto − così come per altre aree cerebrali molto antiche quali quelle che regolano il sonno, la fame, la sete e le emozioni − sono di tipo sottocorticale (la corteccia cerebrale ha infatti fatto la sua comparsa molto più tardi da un punto di vista evoluzionistico rispetto alle varie strutture poste al di sotto di essa) e governate dalla mente inconscia. Ed è l’inconscio a comunicare un risentimento nei confronti dell’atto sessuale fine a se stesso (soprattutto se frequentemente ripetuto), senza dunque la possibilità di procreare: in poche parole ci comunica che è inutile continuare ad avere rapporti sessuali con quel partner se poi da questi rapporti non nasce alcunché. L’inconscio penserà bene che il nostro partner sessuale, con il quale noi coscientemente vogliamo fare sesso solo per divertirci, è probabilmente sterile e dunque non meritevole di tali attenzioni, che dovrebbero invece essere dirette a un’altra persona con cui al contrario è possibile generare una prole. Ovviamente l’inconscio non sa che è possibile avere dei rapporti sessuali con una persona solo per divertirsi e che magari non c’è alcuna intenzione di avere dei figli: questi sono concetti razionali, coscienti, che l’inconscio non capisce. Si potrebbe dire che inconscio e coscienza, irrazionalità e razionalità, parlano due lingue diverse e pertanto tra loro non si capiscono. Ma siccome è l’inconscio che regola l’attività sessuale, se non lo si prende in considerazione si rischiano gravi patologie in tale ambito. A tal proposito, dovremmo però anche lavorare di coscienza e razionalità, e accettare l’idea che l’atto sessuale non dovrebbe essere fine a se stesso, ma racchiudere − oltre alle già citate finalità ludiche − anche altre di tipo procreativo laddove le stesse siano effettivamente e obiettivamente attuabili. Ma torniamo all’esempio dell’alimentazione: abbiamo visto che mangiare solo per gusto può portare a conseguenze spiacevoli…e cosa dire però dell’esatto contrario, cioè quando il gusto diventa disprezzo? Cosa dovremmo dire dell’esagerazione opposta, ovvero quando l’alimentazione viene in tutto e per tutto osteggiata e si crea una particolare condizione patologica nota come anoressia? Anche questo eccesso è da evitare. Allo stesso modo potremmo fare l’esempio delle coppie in cui uno o entrambi i componenti avversano proprio l’attività sessuale o − peggio ancora − la utilizzano come ricatto o merce di scambio. A riguardo, ho sentito molte donne le quali − profondamente convinte del fatto che il loro corpo abbia un valore, che pertanto può essere utilizzato come merce di scambio − utilizzavano la sessualità come ricatto, ad esempio: “Se non ci facciamo quelle due settimane in quel resort di Zanzibar che ti dicevo, quello che ho trovato io su Booking e che come puoi vedere anche su Insta ci vanno a passare le vacanze anche i VIP (perché io gli hotel li so scegliere), allora lo sai che continuo a essere così irritata, così delusa…e così irritata e così delusa come sto non mi va di farlo”. Ma poi ho notato che molti uomini, che forse hanno imparato dalle donne che un tale tipo di atteggiamento potrebbe tornare a proprio favore, tendono dal canto loro a fare praticamente gli stessi discorsi e dunque gli stessi ricatti, ad esempio: “Che vado o meno tutti i venerdì dagli amici a giocare a poker (che poi non sono tutti i venerdì, perché l’altro venerdì non ci sono andato perché il tuo compleanno è dovuto capitare proprio di venerdì), non è cosa che ti riguarda. Gli altri pure hanno la compagna, ma le compagne loro, a differenza tua, l’hanno capito che il venerdì si gioca. E se continui ogni volta a lagnarti di questa cosa non fai altro che stressarmi ulteriormente e mi fai venire il mal di testa…e allora poi non te la prendere se non mi va di farlo”. Ecco, questi due sono dei casi lampanti in cui la sessualità è fatta dipendere da condizioni terze, dalle quali si vuole ottenere un qualche vantaggio. Il concedere il proprio corpo diventa così moneta di scambio al fine di raggiungere un qualche obiettivo diverso dal sesso stesso. Se dunque un partner dice all’altro che lo farà, ma se e solo se vengono soddisfatte delle proprie richieste, allora vuol dire che l’interesse verso la sessualità è pari a zero, poiché la stessa diviene solamente un mero mezzo attraverso cui si cerca di arrivare a qualcos’altro. Anche in tal caso l’inconscio fa la sua parte e il sesso è reso poco o per niente piacevole: per chi si concede al fine di ottenere dei favori di qualche tipo diviene come un obbligo, un dovere, una faccenda da compiere (e quale appagamento si potrebbe ottenere da ciò?); per chi invece lo fa a fronte della promessa o della realizzazione di favori al partner diviene frustrante, meccanico e prosaico, e di conseguenza allo stesso modo poco o per nulla appagante. In conclusione, conviene non farsi prendere dagli eccessi nell’ambito della sessualità: il sesso dev’essere inteso come dinamica di coppia che può sì avere una finalità ludica, ma non dovrebbe essere limitato a ciò; deve inoltre essere distaccato dagli altri aspetti della vita di una coppia (soprattutto se problematici) e deve essere vissuto con assoluta serenità. Dato che l’inconscio non sa cosa sia il dovere, allora è inutile “obbligare” il sesso e le sue polimorfiche manifestazioni. Al contrario, è necessario che ci siano una serenità e una intesa di coppia tali da poterlo fare senza ansie e frustrazioni inutili. Non bisogna mai dimenticare che, in quanto simbolo di unione di una coppia, la sessualità riveste un ruolo chiave in una relazione, e viverla in modo sbagliato (o non viverla affatto) non può che privare la relazione stessa di una sua componente imprescindibile. Di qualità e non di quantità.

© Dott. Eugenio Flajani Galli