Sono la fiamma che vi riscalda il cuore. Il mio nome è Attrazione

Sono la fiamma che vi riscalda il cuore. Il mio nome è Attrazione


Massimo e Chiara si incrociavano ogni mattina verso le 7, al binario 3, in attesa che passasse quel regionale che li portasse ai rispettivi posti di lavoro. Ancora non c’era Tinder, e loro due si conobbero senza guardare lo schermo retroilluminato di uno smartphone, ma guardandosi negli occhi, quegli occhi con le pupille dilatate che lui puntava su di lei, mentre era frettolosamente intenta a truccarsi, lì, su quella panchina che occupava ogni mattina, proprio dinanzi a quella su cui egli si sedeva e cercava di occupare con l’unico fine di ammirarla per qualche flebile minuto, mentre lei era ancora impegnata a stendere il rimmel sulle ciglia, a posare il rossetto sulle labbra e a ordinare i mille pensieri nella testa. E c’era anche Massimo tra i suoi pensieri. Benché questi non aveva la più vaga idea che Chiara avesse capito il suo interesse per lei, questo suo dubbio aveva trovato una risposta nel suo sguardo fresco di rimmel: anch’ella posava gli occhi su di lui, per poi repentinamente spostarli altrove nel momento in cui egli li incrociava con i suoi.
Un gioco di sguardi che lasciò spazio alla parola allorché quell’uomo così misterioso e galante le raccolse prontamente tutte le carte che lei aveva lasciato cadere a terra, a poca distanza da lui. Con l’unico scopo di capire la sua reazione. Con l’unico desiderio di scoprire se quell’uomo fosse veramente attratto da lei o meno. ‹‹Oh, molte grazie! Non dove…›› ‹‹Ma si figuri!›› la interruppe lui ‹‹caschiamo per terra dal sonno noi a quest’ora…forse anche le carte non si tengono in piedi dal sonno!››. Carte a cui Massimo aveva comunque dato un’occhiata, nell’atto di raccoglierle, per capire di cosa si occupasse Chiara: ‹‹Ma quindi lei è un’agente immobiliare? Ho visto che ci sono delle carte riguardanti immobili…›› ‹‹No, sono segretaria in uno studio notarile››. Poteva anche limitarsi a un secco “no” Chiara, la quale aveva però continuato con lo svelare il suo lavoro a Massimo, proprio perché quell’uomo esercitava un certo fascino in lei. Lo stesso fascino dell’ignoto, del mistero, che egli provava nei suoi confronti e che già era stato appagato per il fatto di essere venuto a conoscenza del lavoro ch’ella faceva. Sì, perché è proprio la nostra atavica, odisseica sete di “virtute e canoscenza” di dantesca memoria uno degli elementi più rilevanti tra quelli che contribuiscono a farci considerare un potenziale partner come attraente o meno. Ciò che è ignoto e misterioso rappresenta una sfida a noi stessi. Socrate già ci insegnava che noi uomini “sappiamo di non sapere”, e questa non è l’esaltazione dell’ignoranza, bensì un mero prenderne atto. Anche in quanto è proprio dall’ignoranza che nasce la conoscenza, ed ecco perché tutto ciò che a noi è sconosciuto e misterioso è allo stesso tempo attraente, poiché simboleggia ciò che di nuovo c’è per la nostra mente. Come per dei coloni una prateria incontaminata che ricorda l’Eden, come per degli esploratori una terra che non ha mai visto l’impronta dell’uomo e che non è segnata su nessuna carta geografica, come per i romani una futura provincia da assoggettare al loro impero. Di questo ne parlava anche Calgaco, capo dei caledoni, in un discorso riportato dallo storico Tacito: i romani − non a torto definiti “ladri del mondo” − sono descritti come dei predoni che cercano di conquistare l’intero universo, avventurandosi persino in terre assai remote e misteriose pur di farlo. E che magari vi si recano proprio a causa del fascino che il mistero esercita su di loro: chissà quali inestimabili ricchezze celano queste terre così lontane e avvolte da quest’aura di mistero? Allo stesso modo, quali segrete virtù può celare quest’uomo o questa donna di cui so poco o nulla? Questa è la base su cui poggia l’attrazione, questa è la scintilla che dà vita all’innamoramento, al desiderio di conoscere l’altro e, perché no, anche di costruirci insieme qualcosa di serio. Massimo e Chiara l’hanno costruito: ora sono sposati e hanno due bambini piccoli. Quando li conobbi − a causa della loro richiesta di aiuto per uscire da una relazione divenuta “piatta e monotona” − gli feci una delle primissime domande che faccio a qualsiasi coppia: “come vi siete conosciuti e cosa avete trovato di interessante l’uno nell’altro?”. Loro mi risposero raccontandomi, appunto, di come si erano conosciuti, con quel fugace gioco di sguardi, con quei sorrisi flebili ma allo stesso tempo impertinenti, perché le emozioni che questi gesti corporei palesavano andavano inesorabilmente a scontrarsi con la ferrea e sorda etichetta sociale che non prevede che vi siano emozioni − e soprattutto di tipo romantico − in un ambiente freddo e spoglio come una stazione, in una carrozza gelida e fatiscente come quella di un treno regionale…la stessa carrozza che però ha permesso, piano piano, alle loro vite di incrociarsi. Come quando Chiara ha detto a Massimo che la Wind le avrebbe regalato degli MMS da utilizzare sul suo numero, ma che lei non aveva avuto modo di utilizzarli in quanto il cellulare era nuovo − “disponeva addirittura di fotocamera” − e quindi, dato che non sapeva come utilizzarlo, chiedeva a Massimo di insegnarglielo (benché in realtà la storia dei regalini della Wind era l’ennesima scusa per attaccare discorso) e via dicendo. Il mistero ha alimentato il loro rapporto giorno dopo giorno, e giorno dopo giorno ognuno provava qualcosa in più per l’altro. Oramai però stavano insieme da più di 10 anni, e ognuno sapeva tutto dell’altro, ma proprio tutto. La loro vita era composta da rigide routine quotidiane, bambini piccoli da accudire, mutui da pagare, faccende varie, stress e insoddisfazioni di ogni genere e sorte. Avevano semplicemente smesso di sedursi a vicenda, avevano smesso di provare emozioni, di uscire da quel circolo vizioso che ci proietta in un circuito chiuso su cui trottare come se fossimo tutti dei semplici cricetini in gabbia. Ma avevano comprato anche una bella casa, con dentro pure un camino. Gli chiesi pertanto: ‹‹Lo accendete mai questo camino?›› ‹‹Sì, molto poco, ma lo accendiamo…tipicamente sotto Natale perché piace ai bambini››. ‹‹Bene›› gli risposi ‹‹allora avrete anche quell’attrezzo che serve per soffiare sul fuoco…ce l’ho anche io a casa ma non ricordo il nome…›› ‹‹ah sì, ho capito ma non viene nemmeno a me›› mi fece lui. ‹‹Cerchiamolo su Google!›› mi fece Chiara, la quale aveva oramai dismesso il suo telefonino che “disponeva addirittura di fotocamera” per un nuovo smartphone di proporzioni gigantesche; ‹‹Mantice, così si chiama›› mi disse lei dopo aver consultato Google. ‹‹Bene›› gli feci io ‹‹allora voi sapete che per tenere viva la fiamma che arde nel vostro camino dovete soffiarci sopra con il mantice, no? Però non ci si deve nemmeno soffiare troppo o con troppa intensità, altrimenti la fiamma rischia di spegnersi. Ora, facciamo conto che la fiamma sia l’amore. Il vostro Amore. Quello che vi ha permesso di conoscervi persino in uno schifo di stazione, con i vostri gesti corporei che sfidavano le norme sociali, sfidavano il giudizio altrui…quello sguardo con cui tu, Chiara, guardavi proprio l’uomo di cui ti saresti innamorata, che sarebbe divenuto tuo marito e padre dei tuoi figli. Quello sguardo che tu però distoglievi, perché per la società non è cosa che si addice a una donna fissare un uomo. E da quella sinfonia di sguardi sono poi nati dei pensieri e quindi altri gesti e in ultimo delle parole; e così di nuovo altri pensieri, altri gesti e altre parole…fino a farvi innamorare e decidere di passare il resto della vostra vita insieme. Non lasciate, pertanto, che questa fiamma muoia (e con essa tutto il bene che vi può portare) ma tenetela viva il più che potete, affinché riesca ad ardere e riscaldare i vostri cuori››. Dopo aver spiegato loro, anche a livello più pratico, termini e modalità per poter riaccendere la fiamma dell’attrazione che in loro si era oramai spenta, essi mi dissero − l’ultima volta che ci vedemmo − che è stato un po’ come prendere una macchina del tempo, come ricominciare ad utilizzare qualcosa che non si è più utilizzato da anni ed anni…ad esempio il telefonino che “disponeva addirittura di fotocamera”. Riscoprendo il valore terapeutico dell’attrazione, Massimo e Chiara hanno saputo (ri)scoprire anche un’altra cosa, molto importante: che il volersi bene, e il continuare a sedurre il proprio partner giorno dopo giorno sono dei valori imprescindibili per una sana e corretta vita familiare. E in questo loro percorso hanno imparato molto, anche cose brutte, come il fatto che il nemico principale dell’attrazione sentimentale è proprio il tran tran della vita quotidiana, che ci obbliga a uno stile di vita che lascia poco spazio ai sentimenti, alle novità e…alla felicità. Spesso, purtroppo, l’unica occasione per evadere è giusto quella sparuta settimana di ferie…o ancora il mondo dei sogni, in cui è possibile rintanarsi almeno per qualche ora al giorno, per sfuggire a una realtà che pare più un incubo. Ma se la realtà quotidiana fa lavorare l’emisfero sinistro del cervello (quello più razionale), la passione ha bisogno del funzionamento di quello destro (quello più emotivo e creativo). Per il benessere della coppia, per non spegnere la favella dell’attrazione, per vivere una vita sentimentale soddisfacente, iniziamo proprio con il far funzionare (anche) questo emisfero. Lo so, è poco di moda al giorno d’oggi, ma dato che non siamo degli automi − a dispetto di come la società odierna ci vorrebbe − le emozioni servono ancora. E se servono per una buona causa, come creare e mantenere accesa l’attrazione in una coppia, allora non ci resta che accettarle per quello che sono e imparare a capirle. Perché se sono sconosciute fanno paura, ma se si conoscono e si sa come utilizzarle possono fare la differenza tra una vita felice e una che non lo è.