L’uso dei libri in psicoterapia
L’uso dei libri in psicoterapia
La Biblioterapia, ossia l’utilizzo della lettura nei processi di cura, favorisce lo sviluppo, la crescita e l’elaborazione di contenuti emotivi e conflittuali.
La Biblioterapia, come metodologia laboratoriale o inserita in un percorso psicoterapico nasce negli Stati Uniti sulla base degli studi del Dr. William Menninger, psichiatra che negli anni trenta iniziò ad utilizzarla prescrivendo ai suoi pazienti la lettura di romanzi. Tuttavia, da sempre il libro rappresenta uno strumento di riflessione, conoscenza e promozione culturale soggettiva e collettiva. Negli Stati Uniti dove è nata, in Europa e soprattutto in Inghilterra, la Biblioterapia è più diffusa e da più lungo tempo che in Italia, tanto che sono presenti numerosi studi, pubblicati su autorevoli giornali scientifici , che ne attestano la validità nel trattamento di diversi disturbi psichici presenti in età adulta, ma anche in età infantile ed adolescenziale, nonché percorsi formativi per i biblioterapisti.
In ambito psicoterapeutico la Biblioterapia si colloca all’interno della relazione terapeutica come pratica che prevede la condivisione di un testo: romanzo, manuale di auto aiuto, saggio o altro che viene suggerito al paziente e le cui riflessione vengono riportate in seduta al fine di promuovere, attraverso l’identificazione, riflessioni e presa di coscienza di contenuti inconsci origine del comportamento disfunzionale.
In ambito clinico la Biblioterapia viene utilizzata in particolare nel trattamento dei disturbi d’ansia, della depressione, dei disturbi del comportamento alimentare, sessuale, di lieve e media entità, nella psico-educazione, e nell’empowrement inteso come apprendimento di abilità trasversali e di gestione dei problemi e dello stress.
Nella mia pratica terapeutica, essendo io una lettrice appassionata, vorace ed eclettica, consiglio spesso la lettura di libri che dal mio punto di vista hanno assonanza con il vissuto del paziente, un contenuto che nega o rifiuta di Sé, un cambiamento sul quale stiamo lavorando.
Ma quali sono i libri che suggerisco?
Come precisato la scelta dei libri dipende dal paziente che ho davanti, dalla fase della terapia e dai contenuti che stiamo affrontando, tuttavia ci sono alcuni libri che trovo molto utili e che mi trovo spesso a consigliare. Ad esempio se mi trovo a lavorare con pazienti donne che vivono un conflitto con il femmineo, con la propria femminilità, relativamente nello specifico allo sviluppo della propria autonomia, individualità e si trovano quindi impigliate in una bipolarità caratterizzata dal conflitto fra dipendenza e indipendenza, consiglio il testo di Marcia G. Powers “La principessa che credeva nelle favole”. Si tratta di un libro che racconta in chiave favolistica la liberazione necessaria dai costrutti sociali e culturali ed una lotta verso la liberazione di Sé. E’ il viaggio dell’Eroe di cui discorre J. Campbel nei suo testi sulla mitologia come “L’eroe dei mille volti”. Campbell sostiene infatti, che tutte le storie, i miti, le fiabe, le leggende, si basano su un tema principale detto appunto “monomito”, ossia mito unico che è fondamentalmente rappresentato dal viaggio iniziatico dell’individuo alla ricerca di se stesso, del proprio significato, del proprio essere al mondo.
Nel caso mi trovi a trattare pazienti con un disturbo del comportamento alimentare di lieve entità propongo la lettura del testo “Una vita sottile” di Chiara Gamberale o “Volevo essere una farfalla” di Michela Marzano. Questi sono testi auto biografici, scorrevoli e ricchi di pathos, tali da favorire l’identificazione e l’immedesimazione pertanto promuovono una piena riflessione. Un altro testo di Michela Marzano che utilizzo spesso è “L’amore è tutto: è tutto ciò che so dell’amore” un libro che tratta delle relazioni sentimentali promuovendo un’interpretazione culturale oltre che personale, universale oltre che soggettiva.
Una volta consigliato il libro, solitamente al termine della seduta, illustrando al paziente le motivazioni e le sollecitazioni che mi hanno indotto a pensare e a suggerire quel testo, nel successivo incontro chiedo se il libro è stato letto e quali impressioni ha suscitato, quali riflessioni e così via.
Il libro diventa un filo conduttore per riflessioni e approfondimenti su temi complessi che il paziente fatica ad affrontare, diventa anche supporto per facilitare la comprensione di Sé, e quindi un strumento di terapia.
E’ giusto aggiungere che la Biblioterapia può essere utilizzata con ottimi risultati anche con i bambini e con gli adolescenti per diversi disturbi, ad esempio d’ansia, problemi comportamentali, di autostima, bullismo, ma anche a complemento di progetti legati all’educazione sessuale, civica, ambientale. In tal senso può coinvolgere solo il bambino o prevedere anche la partecipazione dei genitori, di educatori o di insegnanti.
Infine sottolineo, come la lettura lasci largo spazio all’immaginazione che ha un forte potere creativo e risolutivo, se si immagina, già si inizia a creare e la creazione è cambiamento, obiettivo primario che si pone il percorso terapeutico e il paziente che chiede aiuto ad uno psicoterapeuta, cambiare qualcosa che non funziona più, qualcosa che non fa stare bene e…
Il cambiamento può venire anche da un libro.